Capitano della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale,
fu uno dei primi piloti italiani ad ottenere la qualifica di “asso dell’aviazione”.
Abbattuto nel novembre 1940 dalla caccia britannica,
venne decorato con la medaglia d’oro al valore militare alla memoria.
Biografia
Pilota della Regia Aeronautica
Giorgio Graffer nacque a Trento il 14 maggio 1912. Proveniente dal corso “Leone” della
Accademia Aeronautica, venne assegnato al 53o Stormo caccia e nel 1940 era il capitano
comandante della 365a Squadriglia del 150o Gruppo che utilizzava i Fiat C.R.42. Inizialmente di
base sull’aeroporto di Torino-Caselle iniziò ad operare dal 15 giugno 1940 nelle operazioni contro
la Francia, contribuendo inizialmente ad abbattere quattro aerei Morane-Saulnier MS.406.
La notte tra il 13 e il 14 agosto 1940, nel corso di una missione notturna, intercettò l’Armstrong
Whitworth AW.38 Whitley (P4965/ZA-H) del 10 Squadron, che era decollato da Abingdon
per bombardare la fabbrica di motori aeronautici Fiat di Torino. Graffer tentò di abbattere il
bombardiere con il fuoco delle mitragliatrici; non riuscendovi, speronò con il suo aereo quello
nemico, salvandosi con il paracadute e causando gravi danni al bombardiere che, dopo un lungo
volo attraverso la Francia di ritorno verso l’Inghilterra, finì per precipitare in mare davanti alle coste
del Kent. L’episodio è considerato il primo esempio di combattimento aereo notturno della Regia
Aeronautica e fruttò la medaglia di bronzo al valor militare a Graffer.
Il 23 ottobre 1940, il 150o Gruppo si rischierò in Albania come unità autonoma. Il 2 novembre
Graffer venne accreditato dell’abbattimento di tre PZL P.24 portando così il suo totale a cinque
aerei abbattuti più altri quattro condivisi. Un mese dopo, il 27 novembre 1940, il Capitano Nicola
Magaldi, dello stesso Gruppo di Graffer, in volo con altri due piloti, venne attaccato sopra Iannina
da nove Gloster Gladiator del No. 80 Squadron della RAF. Magaldi venne abbattuto ed ucciso ed il
Sergente Negri ferito ad una gamba. I due piloti italiani erano caduti vittime del Flight Lieutenant
G. Jones e del Sergeant Donald Swift ‘Don’ Gregory. La perdita di Magaldi, cui venne concessa
la Medaglia d’oro al valor militare postuma, era un grave colpo per il 150o Gruppo che decise di
vendicarne immediatamente la morte.
Il giorno seguente, alle 08.45, Graffer partì alla testa di dieci C.R.42 per un’azione di rappresaglia
contro la RAF. Venti minuti dopo, avvistò una formazione a V di Gladiator, su Delvinaki, in Epiro.
L’asso del 150° si lanciò all’attacco, con gli altri C.R.42. Ma si trattava di una trappola. Tre miglia
più indietro ed a quota maggiore si trovavano altri tre Gloster e dietro questi, e ancora più in alto,
altri tre. I primi tre piloti britannici intercettati dai Fiat chiamarono per radio i colleghi in agguato e
mentre Graffer ed i suoi compagni erano concentrati nell’attacco, gli altri sei Gladiator piombarono
alle spalle della formazione italiana. Nel combattimento che ne risultò, il Fiat pilotato dal Sergente
Corrado Mignani entrò in collisione con il Gloster del Flying Officer H.U Sykes ed entrambi
restarono uccisi. Il Sergente Achille Pacini venne abbattuto, ma si salvò con il paracadute. Il
Maresciallo Gugliemo Bacci ed il Sergente Zotti vennero feriti, ma riuscirono a ritornare alla base.
Fu ferito – al collo – anche il comandante della pattuglia inglese, Edward ‘Tap’ Gordon Jones che,
con l’aereo danneggiato, dovette abbandonare il combattimento, scortato dal Gloster del Sergeant
Donald Gregory. Quest’ultimo rivendicò l’abbattimento di ben tre Fiat. Due abbattimenti vennero
rivendicati dal comandante Jones ed un altro C.R.42 venne dichiarato abbattuto dal Flying Officer
Wanklyn Flower. In realtà la Regia Aeronautica perse tre biplani: uno per collisione, quello pilotato
da Pacini, ed un terzo, su cui volava Giorgio Graffer, che restò ucciso. I piloti italiani dichiararono
l’abbattimento di quattro Gladiator, ma la RAF subì solo la perdita del Gloster entrato in collisione,
oltre al danneggiamento di quattro velivoli (grave in due casi). Per la Regia Aeronautica era il
colpo più grave subito dall’inizio della campagna di Grecia. Graffer venne decorato con la massima
onorificenza militare, la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. A lui è ora intitolato il 50°
Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana.
I tre piloti britannici, uno dei quali abbatté ed uccise Graffer, sopravvissero tutti alla guerra, Donald
Gregory con un “bottino” di otto vittorie, Jones con cinque (tutti Fiat C.R.42) e Wanklyn Flower
con due. Tutti fecero carriera nella RAF. Jones (deceduto nel 2007) divenne Air Commodore e Air
Marshal, Gregory Wing Commander (1986) e Wanklyn Flower Squadron Leader.
Alpinismo
Graffer è stato anche uno dei migliori alpinisti del suo periodo, specializzandosi nell’arrampicata su
roccia. Svolse la propria attività alpinistica nel gruppo montuoso delle Dolomiti nella SUSAT, la
Sezione Universitaria della SAT e, in particolar modo, nel Gruppo del Brenta dove sviluppò forse la
sua più importante salita, quella che percorre il famoso “spallone” del Campanile Basso. A soli 21
anni Giorgio Graffer fu nominato socio accademico del CAI, e al suo nome restano legati, ancora
oggi, alcuni percorsi dolomitici di estrema difficoltà arrampicatoria. A lui è intitolata la Scuola di
Alpinismo e Scialpinismo Giorgio Graffer della SAT, una delle principali scuole di alpinismo del
CAI.
Decorazioni
Medaglia d’oro al valor militare
«Capitano pilota, cacciatore audacissimo, comandante di squadriglia, distintosi già in
precedenti azioni di guerra, partiva volontariamente in volo, in piena notte, in caccia
di velivoli nemici che stavano bombardando una nostra importante città. Avvistato un
apparecchio lo attaccava decisamente, persistendo nella lotta fino a che, con il proprio
apparecchio danneggiato e le armi inutilizzate dal fuoco avversario, deciso a vincere ad
ogni costo, faceva della sua macchina e del suo corpo l’arma suprema per distruggere
il nemico con l’urto. Con disperata volontà fallito il primo tentativo ritentava la prova
e mentre il suo apparecchio precipitava al suolo, trovava nel paracadute la salvezza
che aveva superbamente disdegnato durante la lotta. Successivamente nei cieli di
Albania, in aspra lotta con nemici superiori, precipitava in combattimento alla testa
della formazione che da lui guidata aveva abbattuti già tre velivoli nemici. Leggendario
esempio di virtù guerriere.»
— Cielo di Albania, 28 novembre 1940.
Medaglia di bronzo al valor militare
— 1940
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